domenica 30 gennaio 2011

Comunicazione disfunzionale



Di solito quando non scrivo è perché non ho nulla da dire, sono apatica, un po' depressa, annoiata, in preda al blocco del bloggatore e via discorrendo; ultimamente, però, è quasi il contrario: quando scrivo io sono sempre mossa da un fastidio, un prurito da grattare, un conato, un odio, insomma dalla mia vena polemica. Il problema è che, ultimamente, sono troppe le cose che mi solleticano il muscolo dell'astio e la mia mente si aggroviglia in preda agli spasmi causati da mille milioni di insulti rivolti ad altrettante cose e persone contemporaneamente, quindi perdo il filo e non riesco a concentrarmi su un solo obiettivo. Ho cercato di sfogarmi in tutti i modi, ho esercitato le mie proprietà linguistiche in risse multimediali, ho persino ceduto alle provocazioni del troll di turno, ma innanzitutto serve chiarezza, una scaletta, un ordine mentale.
In questo post cercherò di inalberarmi solo per un motivo, o più motivi correlati, ovvero i problemi comunicativi delle persone, che non hanno nulla o quasi nulla a che fare con la loro istruzione o cultura. Procederemo, per districare la matassa di sproloqui che popolano le mie emicranie, per categorie:

a)
Quelli che non capiscono la comunicazione non verbale:
con comunicazione non verbale si intendono non solo i gesti, la postura, l'intonazione, le espressioni del volto ma anche i silenzi. In particolare, di questa categoria sconfinata di disgraziati, io non sopporto coloro che non si rendono conto del vostro totale disinteresse verso quello che dicono: vi raccontano per la milionesima volta di quella volta che sono andati a pescare e a nulla vale far loro notare che è la milionesima volta che lo sentite, loro raccontano di nuovo tutta l'appassionante vicenda; vi danno la ricetta del cappone in umido anche se siete vegetariani, vi recitano versi della bibbia mentre vi prendete a bottigliate sul pacco, se mentre camminate insieme voi dite io giro qui (sapendo che loro, invece, vanno nella direzione opposta) acconsentono ad allungare in tragitto per finire di narrare la loro avvincente appendicectomia, se siete in treno o in aereo e fingete di dormire (il che comunica, o dovrebbe comunicare all'altro, che non avete voglia di parlare) continuano imperterriti a parlarvi. La loro ottusa determinazione non ha rivali e non conosce tregue: se li interrompete, loro riprenderanno sempre il filo.
L'unico modo per liberarvene sono metodi violenti, dal classico ci hai rotto i coglioni alle percosse; purtroppo se non siete persone rudi o violente sarete costretti a una scelta cruciale: sopportarli per sempre o snaturarvi e partorire il mostro che c'è in voi.

b)
Quelli che non sanno sostenere un dibattito o una discussione, che alle vostre argomentazioni rispondono con accuse o con una domanda fuori luogo, che quando voi ribattete rispondendo uno ad uno alle decine e decine di castronerie che sparano rispondono solo all'ultima affermazione/chiusa/battuta, che polemizzano ma non si capisce in nome di cosa, che alla fine stremati dalla dialettica passano alle volgarità ma poi si offendono se vedono che voi la sapete adoperare meglio di loro. Questi personaggi, tipici del web, possono essere combattuti disorientandoli con il metodo dello specchio: se trovano dall'altra parte una versione ancora più farneticante di loro stessi di solito si arrendono.

c)
Quelli che non capiscono l'ironia, ad esempio pensano (riferito al video del post precedente) che io voglia davvero andare ad Arcore, o meglio pensano che l'ironia sia un'altra cosa e non la figura retorica che consiste nell'affermare il contrario di ciò che si pensa, pensano che le vere persone ironiche siano i Fichi D'India quando fanno le vocine idiote o Pippo Franco vestito da donna. Queste persone mi causano pustole su tutto il corpo, mal di testa, nevralgie e alitosi dovuta alla bile. Di solito mi sforzo di lasciarli in balia delle loro credenze, ci sono però dei casi in cui, come un kamikaze, mi lancio nell'evangelizzazione di questi infelici con nessunissimo risultato: quando commenti una loro foto in cui sembrano un fungo atomico con un ironico "bei capelli" credono sempre che sia un complimento.

d)
Quelli che non parlano/scrivono nella mia lingua, e ora non sto facendo la figa che odia gli ignoranti: quando parlo con mia suocera o quando parlavo con mia nonna, ovviamente, non azzeccavano un congiuntivo, però io capisco e capivo esattamente il messaggio, stessa cosa quando leggo ciò che scrivono persone che magari non hanno una grande conoscenza della grammatica ma che hanno le idee chiare. Qui il problema è un altro: la mancanza di un pensiero precedente all'emissione vocale/scritta che causa un flusso ininterrotto di minchiate nel vento. Proprio ieri ho dovuto chiedere a una signorina con la quale dibattevo (ve l'ho detto che ultimamente sono polemica?) di utilizzare dei segni di interpunzione italiani: le sue parole in libertà mi facevano rimpiangere l'uso indiscriminato dei puntini di sospensione che la maggior parte della gente fa; perlomeno usano un punto per concludere la frase e i puntini puntini (tremila di solito, anche se ne basterebbero tre) al posto di virgola, punto e virgola e due punti, ma almeno sono comprensibili. Questa signorina, invece, odiava le pause ed era difficile distinguere soggetto, oggetto e verbo e dove iniziasse una frase e finisse un'altra; quello che si percepiva distintamente era la minchionaggine diffusa della mia interlocutrice.

Mi fermo qui, con un ultimo suggerimento: insieme al Cinque Maggio, i riassuntini dei Promessi Sposi, il tema sulla droga e le guerre puniche proporrei che alla scuola dell'obbligo - visto che ci passano tutti, anzi visto che la maggior parte dei personaggi sopracitati sono diplomati e laureati - si insegnasse agli studenti pensare prima di tutto e poi, secondariamente, ad argomentare, utilizzare la retorica, rispettare i turni di conversazione e, per quanto riguarda la parola scritta, ad utilizzare la punteggiatura o almeno a conoscerla prima di rinnegarla.

11 commenti:

  1. propongo un monumento a Claire the Dark.
    O, non si fa con questa gente è. Impossibile.

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  2. sai qual'è il problema? è che si preferisce evitare che la gente pensi con la propria testa, per questo non lo insegnano a scuola!

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  3. @Barbara infatti molti parlano per sentito dire, è una cosa che mi manda in bestia.

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  4. Vorrei dare il mio contributo alla conversazione:

    .................................................

    :)

    (grande CLS)

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  5. Guarda, sottoscrivo tutto e aggiungo che hai dimenticato un'altra orrenda categoria:
    quella costituita dalle persone che SEMBRA vogliano discutere con te, ma in realtà hanno già le loro idee e fin dall'inizio della discussione hanno già deciso che non cambieranno idea. Non resta quindi che mettere in ridicolo le tue argomentazioni piuttosto che raccontare le loro.

    Ne ho avuto un chiaro esempio ieri sera. Una mia amica ha scritto su Facebook che inizia asentirsi a disagio a mangiare la carne, da qualche mese, e anche il pesce.
    Le ho spiegato tranquilla che è un'ottima cosa, e che dovrebbe succedere a tutti, secondo me.
    Inoltre sono vegetariana da un anno e mezzo e sto progressivamente diventando vegana , senza nessuna carenza nè mancanza. L'unica difficoltà sono i rompicoglioni, non certo l'organizzazione o le analisi del sangue; no il sangue te lo avvelenano i rompiballe, non i carciofi e gli asparagi e la pasta di kamut.

    Porto tranquilla la mia esperienza e figurati se non arriva quella che "oh per carità cara, non farti problemi di questo tipo o non vivi più!" affermando che noi veg non abbiamo un cacchio da fare e che come hobby ci siamo trovati il vegetarianesimo. Allora io dopo un profondo respirone le spiego pacatamente che no, non è nulla di così totalizzante e fanatico, e che ho una vita abbastanza piena da pensare ad altro senza però trascurare l'eticità della mia vita.
    Risposta: insulti.
    Ovvio.

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  6. Mamma mia, sono solidale con te al 100%, queste persone mi fanno venire il latte alle ginocchia...per non parlare di quelli che prima ti chiedono il perché tu sia veg e poi ti stoppano a metà dicendoti "non voglio più sentire niente, altrimenti poi non riuscirò a mangiare carne". Guai a scuotere le loro certezze!

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  7. Quello è ancora nulla: e quando te lo chiedono con quello sguardo di compatimento?
    Della serie "dài, sentiamo che cazzate mi tiri fuori".

    Quella di ieri sera ha affermato che una mucca e una carota sono uguali.
    UGUALI,capito.

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  8. ah! hai presente "Se niente importa" di Foer immagino.
    Ecco questa qui salta fuori dicendo "si ma non leggerlo, se lo leggi diventi vegetariana per forza. io non ho mangiato carne per un mese dal trauma"... aveva proprio ragione Tolstoj eh :)

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